Piante antismog

Haidong Kan, docente di Scienze ambientali alla Fudan University di Shanghai, ha effettuato uno studio sulla qualità dell’aria: su Circulation ha spiegato come cambiano in peggio innumerevoli parametri metabolici a seguito dell’esposizione dei suoi concittadini all’inquinamento fuori e dentro le abitazioni, dimostrando che i filtri antiparticolato possono ridurre le alterazioni e proteggere almeno in parte dai danni da smog. Si tratta del primo studio in cui si è andati a verificare gli effetti dello smog utilizzando la metabolomica, facendo cioè complessi esami sui livelli di infiammazione e stress ossidativo ma soprattutto su decine di sostanze coinvolte nel metabolismo, dal glucosio agli aminoacidi, dai grassi agli ormoni. I dati sono stati correlati al grado di inquinamento a cui era stato esposto ciascuno e dimostrano chiaramente come al crescere dello smog aumentino i livelli di ormoni dello stress e infiammazione, ma anche l’insulino-resistenza e la pressione arteriosa; ben 97 metaboliti si alterano e tutte le vie metaboliche di zuccheri, grassi e proteine subiscono contraccolpi. Un disastro che può essere almeno parzialmente arginato migliorando l’aria indoor.

Kan ha fornito a metà partecipanti purificatori da installare a casa e, dopo 24 ore di uso di questi strumenti (che riuscivano a tagliare dell’82 per cento il particolato domestico), l’esposizione alle polveri sottili è rientrata nei valori normali stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Non solo: i filtri antiparticolato hanno ridotto anche i livelli di ormoni dello stress e dei marcatori di infiammazione. «I filtri, se sono molto tecnici e ben tenuti, funzionano. Sono però assai costosi e non alla portata di tutti — osserva Pier Mannuccio Mannucci, internista del Policlinico di Milano esperto delle correlazioni fra inquinamento e malattie cardiovascolari. — Di certo dovremmo far qualcosa per migliorare la qualità dell’aria che respiriamo in casa, non di rado peggiore di quella esterna: oltre allo smog che può entrare dalle finestre, infatti, al chiuso si accumula anche l’inquinamento che produciamo noi fra le quattro mura».

Considerando che passiamo al chiuso il 90 per cento del nostro tempo, non si può ignorare che respirare aria cattiva in casa aumenta il rischio di malattie cardiovascolari, tumori, malattie respiratorie. Il primo passo per “ripulire” l’aria domestica? Fare attenzione a tutto quel che brucia, come spiega Mannucci: «Caminetti, stufe a legna o a pellet, fornelli a gas se non c’è una buona aerazione, barbecue: tutti producono sostanze volatili dannose e andrebbero usati con parsimonia, arieggiando bene le stanze dopo e tenendo aperte le finestre mentre si cucina. Anche gli incensi da bruciare non sono una buona abitudine; da evitare il fumo di sigaretta, che inquina l’aria anche se si fuma in terrazza perché le particelle si attaccano ai vestiti e vengono trasportate dentro».

«Contro lo smog esterno tanti si rassegnano a non poter fare niente, ma per ridurre l’inquinamento domestico le armi ci sono eccome». Molte piante da appartamento possono aiutare, assorbendo le particelle di smog: il verde “tampona” l’inquinamento all’esterno e dentro casa, con effetti evidenti sul benessere. Inoltre, un sistema di Ventilazione Meccanica Controllata come INGENIUS di Alpac, con filtri antiparticolato F7 di serie, consente di cambiare l’aria indoor introducendo aria pulita e filtrata da polveri, pollini ed inquinanti esterni.

Tratto da Il Corriere della Sera