Formaldeide, benzene, biossido di azoto, particolato. Sono pericolosi per la salute e sono comunemente presenti negli ambienti indoor, con conseguenze che possono essere molto gravi: dermatiti, fastidi agli occhi e alla gola, tosse e mal di testa, ma addirittura decesso, se è vero – come afferma l’Organizzazione Mondiale della Sanità – che l’esposizione ad ambienti chiusi inquinati provocherebbe circa quattro milioni di morti l’anno in tutto il mondo. Una emergenza sanitaria da non sottovalutare, specialmente tenendo conto del fatto che si trascorrono, in media, venti ore al giorno all’interno di luoghi confinati, per un totale di oltre 22mila respiri e 15 metri cubi di aria inalata.

Uno studio condotto lo scorso anno negli Stati Uniti da un’équipe di ricercatori della George Washington University ha identificato ben 45 sostanze chimiche dannose sospese nel 90% dei campioni di polvere prelevati dalle abitazioni esaminate. Tra queste, ftalati e fenoli, notoriamente dannosi per il sistema riproduttivo e potenzialmente cancerogeni, oltre che fluorurati, pericolosi per l’apparato digerente e per il sistema nervoso.

Anche l’Italia deve fare i conti con le “case malate”. «ll Piano Nazionale di Prevenzione 2014-2018 – dice infatti Gaetano Settimo, coordinatore del gruppo di studio nazionale sull’inquinamento indoor dell’Istituto Superiore di Sanità – ha stimato in 200 milioni di euro l’anno i costi sanitari delle patologie legate all’inquinamento indoor, particolarmente pericoloso per bambini, donne in gravidanza e persone che già soffrono di altre malattie». «L’aria che si respira all’interno degli edifici è doppiamente pericolosa », spiega Alessandro Miani, presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) Onlus, «perché contiene sia i contaminanti che si trovano in quella esterna, che vi restano intrappolati e si accumulano, sia quelli propri delle abitazioni».

I veleni indoor si classificano in tre grandi categorie: fisici, biologici e chimici. Tra i primi, il più pericoloso è il radon, gas radioattivo prodotto dal suolo sottostante l’edificio. Gli inquinanti biologici più comuni sono virus, funghi e batteri, tra cui la legionella, che proliferano in ambienti umidi come condizionatori, impianti di riscaldamento, umidificatori e serbatoi d’acqua. Tra gli inquinanti chimici ci sono i cosiddetti composti organici volatili, come formaldeide, benzene e toluene, gli ossidi di azoto, gli ossidi di zolfo, il monossido di carbonio, l’ozono e le polveri sottili.

«La comunità scientifica – spiega Gennaro D’Amato, esperto dell’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri – ha da tempo codificato alcuni dei disturbi legati all’inquinamento indoor con il nome di “sindrome dell’edificio malato”: si tratta, in particolare, di irritazioni cutanee, oculari, nasali e delle prime vie aeree, disturbi nervosi, disturbi dell’olfatto e del gusto ed emicranie. L’esposizione al fumo e polveri sottili comporta un aumento del rischio di soffrire di asma e tossi notturne; il biossido di azoto, gas che si sprigiona durante i processi di combustione, induce iperreattività delle vie aeree. L’ozono, i composti organici volatili e il radon sono sostanze notoriamente cancerogene».

Gli esperti di Sima- Onlus hanno recentemente sollevato con forza la questione. Per aiutare la popolazione, gli esperti hanno inoltre messo a punto alcuni suggerimenti per ridurre l’esposizione all’inquinamento indoor:

  1. Evitare temperatura e umidità elevate e aprire le finestre almeno 2-3 volte al giorno per 5 minuti.
  2. Utilizzare la cappa quando si cucina,
  3. effettuare una corretta manutenzione degli impianti di riscaldamento
  4. rimuovere immediatamente eventuali muffe;
  5. usare con parsimonia prodotti per la pulizia e deodoranti,
  6. rimuovere se possibile i tappeti,
  7. passare frequentemente l’aspirapolvere ed
  8. evitare il più possibile processi di combustione.
  9. divieto assoluto di fumo in casa.

Tratto da Repubblica.it